Riflessioni sulla meditazione

Occorre conseguire una posizione stabile e comoda del corpo che non sia più fonte di disturbo per la concentrazione. Questo è possibile allenando il corpo attraverso le asana, la consapevolezza del respiro e lo yoga.

Insieme alla stabilità del corpo è necessario avere accesso ad uno stato contemplativo della mente: la capacità di restare a lungo in spazi privi di pensiero o in cui i pensieri non sono più disturbanti ma si placano sul fondo della coscienza, così come tutto il resto.

Occorre aver compreso, non razionalmente, ma attraverso una esperienza intuitiva e radicale, che i pensieri, le emozioni e tutti i fenomeni percepiti come “interni” o come “esterni” sono della stessa natura: impermanenti, inconsistenti e privi di fondamento.

Da questa base inizia la MEDITAZIONE… che fondamentalmente è un’indagine sull’esperienza umana, attraverso la consapevolezza di sé e di come l’umano si comporta profondamente, essenzialmente, nelle sue forze più profonde e radicali.

Una volta conseguita la capacità di meditare, allora inizia un percorso serio… in cui possiamo prendere coscienza della nostra RELAZIONE col mondo, con noi stessi, con l’altro da noi.

Meditando consapevolmente, con le giuste condizioni, iniziamo a riconoscere i nostri meccanismi interiori, le reazioni affettive, emotive, gli attaccamenti, le convinzioni erronee, le brame, l’avversione e le pretese su noi stessi e sul mondo… A mio parere, è solo a questo livello di pratica che stiamo cominciando a fare qualcosa di sensato e di realmente trasformativo per noi… e, solo a questo livello di consapevolezza, abbiamo qualche possibilità di far emergere e coltivare la forza della compassione.

Ma occorre “rompere” il muro della mente transitiva e accedere a dimensioni più profonde, iniziatiche…

https://www.facebook.com/tempoyoga.it/posts/pfbid02GrkrDannKzdwq9SQTjQVGyhDcgqGwgFUt8D7XpW3rPAqpk6nq6RVtfGAehnJ1eDRl

https://www.instagram.com/p/DOfWVWxCFc8/?utm_source=ig_web_copy_link&igsh=MzRlODBiNWFlZA==

.

Comprendere e Capire

Occorre prendere in considerazione la possibilità che esistano diversi livelli di conoscenza, di natura differente e che la conoscenza proceda per strati, più o meno profondi, a volte per salti intuitivi.
Occorre distinguere tra gli atti del capire e del conoscere: quando capisco qualcosa razionalmente trovandola sensata, e quando sperimento con tutto/a me stesso/a una comprensione profonda.

Posso capire qualcosa senza che questa abbia un effetto su di me o che mi influenzi in qualche maniera, comprendendo al contrario, vengo inevitabilmente “toccato”, perché comprendere ha a che fare col “vedere”, ovvero con il realizzare qualcosa di significativo che cambia il mio modo di vedere il mondo.
Il “capire” in questo senso si avvale dell’intelletto e della ragione e procede collegando le cause con gli effetti in maniera lineare e temporale.

Il “conoscere-comprendere” si avvale della consapevolezza, del sentire e del discernimento profondo delle cause e degli effetti in maniera circolare e atemporale. Capiamo nel tempo e con la mente, conosciamo con le viscere e nel presente. Ovviamente si tratta di semplificazioni per cercare di spiegare due processi differenti ma complessi, ma è importante provare a distinguere che siamo capaci di diverse modalità di conoscenza.

La nostra educazione e cultura enfatizza il primo modo, il capire: la scuola, l’università e in generale la cultura occidentale si fonda sul capire, sul perfezionare il calcolo attraverso la ragione e la logica, sulla prevedibilità e il tentativo di controllare e padroneggiare la tecnica, fondandosi su dinamiche di vantaggio e di profitto.

Le culture orientali come anche certi tipi di ambiti come l’arte, la poesia, la musica, la danza, il teatro e in generale la religione e la spiritualità, si fondano su forme di comprensione che includono il sentimento, l’intuizione, la contemplazione, risorse interiori che non si basano sul profitto e sul vantaggio, ma sull’etica, intesa come il riconoscimento del “bene” e del “giusto”, sulla bellezza e su una dimensione più profonda che trascende l’intelletto e si avvale di un’intelligenza corporea, del cuore e della sensibilità.

Quando meditiamo, andando a ridurre ai minimi termini la nostra esperienza di esseri umani, possiamo iniziare a sperimentare questi due piani di conoscenza e a coltivare la comprensione, risvegliando in noi un particolare “sentire” che ha a che fare con questa possibilità. In questo senso, occorre essere permeabili e determinati a “cambiare mente”, lasciando che il ragionamento faccia spazio al sentire…

Foto di Khánh Phạm: Pexels

https://www.facebook.com/tempoyoga.it/posts/pfbid02aSLneTMbkPJCJ51AJkY4r9gZe5mZN339gxwJGAYo4W2h2BZKUQN1nBZ4pyrpJFpMl

https://www.instagram.com/p/DPA_vzqiDf_/?utm_source=ig_web_copy_link&igsh=MzRlODBiNWFlZA==